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Racconto di un concorso: L'albero di Natale


L'albero di Natale


L'aria è da sempre per qualsiasi essere vivente la primaria fonte di vita, ma per me, da quando mi hanno strappato al mio habitat naturale, non è più così.
Passo l'intero anno chiuso in uno scantinato dove a volte faccio fatica a respirare ed è talmente buio che rimanere in forze mi diventa difficoltoso, ma per fortuna la padrona di casa a giorni alternati, mi disseta, bagnando le miei radici.

In un determinato periodo dell'anno mi tirano fuori da questo posto lugubre ridandomi in parte luce ed aria in abbondanza da poter germogliare e il giorno che tanto aspetto finalmente è arrivato, sapendo che è la mia unica occasione per stare con la mia famiglia ed essere felice con loro.

Anche se mi considerano solo in quest'occasione a me va bene così, perché con gli anni ho imparato ad accettarlo, rassegnandomi al mio compito e poi mi sono affezionato tanto a questi essere umani, soprattutto al bimbo di casa, Thomas, che sprigiona energia da tutti i pori.

Naturalmente non posso vederlo, ma i miei sensi sono più affinati, ad esempio quando vivevo nella foresta animaletti di ogni specie mi correvano intorno, oppure si arrampicavano sul mio tronco, per poi acciambellarsi sui miei rami e a volte mi facevano cadere le foglie che mi rendevano grande e pieno di vita.

Quando esse toccavano il suolo ai miei piedi diventavo triste, ma l'energia della natura, dal canto degli uccelli, al rumore del vento e al battito d'ali delle farfalle, mi davano la forza per affrontare qualsiasi avversità.

Ho imparato a non lamentarmi perché tanto parlo solo nella mia testa, nessuno mi sente  e a non ricordare la mia vecchia vita perché ormai sono l'albero di Natale dei Di Fiori e prima di loro lo sono stato dei genitori della donna.
Sono due generazioni che sento crescere la vita per poi mutare.

Come era successo alla madre, presto anche Thomas avrebbe sprigionato indifferenza nell'addobbarmi per la festa che loro chiamano Natale ed anno dopo anno, la sua innocenza sarebbe sparita lasciando posto allo scetticismo e in questo momento non si rende conto di quanto è fortunato ad avere dei genitori come i suoi, che con pazienza lo aiutano ad agghindarmi.

I nonni non avevano mai riservato un trattamento del genere alla figlia che mai aveva vissuto l'atmosfera natalizia.
Mi dispiace per lei e nonostante il tempo è passato ed una vita migliore si è creata, a volte percepisco quel vuoto che sembra incolmabile, nemmeno la gioia del figlio e l'amore del marito ci riescono, in compenso è sempre stata altruista e si prende cura di tutti, compreso me.

Ora mi sta dando da bere così posso prepararmi per quello che mi aspetta ed apprezzo l'impegno che riserva alle mie foglie, anche quando per sbaglio, me ne strappa qualcuna.

Thomas al contrario si ricorda di me solo in questi pochi giorni, ma non gliene faccio una colpa è troppo piccolo per preoccuparsi di un vecchio albero e poi so per certo che col tempo si comporterà anche lui come la madre, perché è il ciclo della vita, è una catena che non ha fine e i suoi di figli si comporteranno allo stesso modo per poi crescere e cambiare.

Un peso nuovo mi conferma che il mio momento ha inizio e delle palline mi vengono attaccate all'estremità di tutte le miei dita, rischiando di rompermene qualcuna, ma poiché sono preparato, mi irrigidisco usando tutta la forza che ho perché non voglio essere la causa della tristezza del mio padroncino.

La prima volta che sono arrivato in questa casa non ero più abituato alla vita da ornamento perché i nonni non mi consideravano più da anni, visto che la donna era diventata grande, nessuno aveva voglia di festeggiare.

Quando mi avevano addobbato un paio di rami mi si erano rotti e il vuoto che lasciava intravedere il mio tronco aveva reso Thomas di cattivo umore e quindi da quell'esperienza, avevo cercato di non farlo più accadere.

Però il male maggiore per me deve ancora arrivare e presto so che un grande calore mi brucerà dalla testa ai piedi e sarò costretto a prendere tanta aria per mantenermi fresco.
Loro non si rendono conto della fatica che mi costa.

All'improvviso sento il bimbo girarmi intorno e con lui aumenta il caldo, ma sfortunatamente non posso lamentarmi, non ho le corde vocali ed è in questi momenti che avrei voluto poter parlare e chissà che facce farebbero a sentirmi, visto che per loro sono muto.

Ma i loro visi non li ho mai visti e mai li vedrò, cosi come il mio.

Non avendo gli occhi non posso farlo, ma so che ne possiedono uno ciascuno, li ho sentiti descrivere un volto in ogni particolare e ogni volta mi chiedo se le sembianze sono uguali a me e viceversa poiché siamo essere viventi, immagino di avere ragione.

- Thomas attento, così rompi i rami!

Fortunatamente la donna sembra essere in simbiosi con me e, grazie a lei, il calore si affievolisce un po', ma so che la festa dura parecchio tempo, perciò devo tenere duro.

Come i suoi genitori, anch'io voglio che il bimbo viva dei bei momenti, così da poterli ricordare con un sorriso e mi rendere orgoglioso sapere di farne parte e che, anche se minimo, il merito è anche mio.

- Mettiamo anche le strisce colorate?

Spero proprio di no perché il fastidio che mi creano è ingestibile, preferisco di gran lunga il caldo, perché a quello posso rimediare facendo entrare in circolo l'acqua ed assorbendo più aria, ma con il fastidio non posso farci niente.

Non mi piace non potermi arrangiare da solo, nella foresta dovevo farlo costantemente. Il che mi riporta alla mente il piccolo pino che stava al mio fianco, molte volte quando pioveva gli passavo l'acqua tramite le nostre radici per essere sicuro che crescesse in forze e mi dispiace di non averlo visto diventare grande.

Le sue radici erano piccole piccole, ma ormai saranno diventate enormi, più grandi delle mie che mi erano state tagliate e spero per lui che si trovi ancora a casa.

-  Si ma una, se no poi roviniamo l'insieme e diventa un pasticcio!

Il padre saggio come sempre mi risparmia una sofferenza inutile.

- E la stella?

Tutti gli anni per riuscire a farmi stare in testa quella cosa, mi piegano il ramo più alto verso il basso ed ora sfortunatamente, succede la stessa cosa.

Capisco che è Thomas a farlo perché mi afferra senza nessuna delicatezza e mi strattona finché non riesce ad incastrarla, a me rimane da sperare che non me lo rompa, perché oltre al male, ci sarebbero voluti anni per ricrescere.

- Bravo tesoro, ora prepariamo la tavola per stasera.

Li sento allontanarsi da me lasciandomi in balia di tutto quel peso, non prestandomi più attenzione.

Si dedicano ad addobbare anche il povero pezzo di legno che era stato sradicato, ucciso e fatto a pezzi per loro, ma a volte percepivo dei crepiti come se, in qualche modo, una parte, anche se piccola, fosse viva dentro di lui.

Thomas aiuta senza lamentarsi mentre la madre tutta agitata pensa al cibo e il padre frenetico sistema la casa per l'arrivo degli ospiti.

Non vedo l'ora di sentire gli schiamazzi e la positività che rendono l'atmosfera più calorosa visto che succede solo in questo giorno e per il resto dell'anno mai, come se per loro l'importante è essere uniti per festeggiare, ma poi in altre occasioni non si ricordano gli uni degli altri.

Non capisco come è possibile un comportamento del genere, ma decido di non pensarci troppo e di lasciarmi andare con loro, ascoltando i movimenti che col passare del tempo diventano sempre più frenetici ed immagino che il motivo è perché sono arrivati.

Percepisco il piccolo fare fatica a contenere la felicità che lo pervade e capisco che i regali sono di suo gradimento, anche se mi chiedo a cosa servono e perché sono così importanti per lui, ma molte delle mie domande non troveranno mai una risposta e so che neanche vivere a stretto contatto con loro mi avrebbe aiutato.

Quando tutti se ne vanno, le luci si spengono lasciandomi ad illuminare la stanza e con pazienza aspetto il ritorno dei genitori, che come ogni anno, mettono dei regali ai miei piedi, raccontando al bimbo che è passato un uomo di nome Babbo Natale.

Questa volta non è diverso e la gioia alle prime luci dell'alba, invade la mia aura contagiandomi.

-Mamma, papà è passato Babbo Natale!

Magari col tempo quest'uomo sarebbe apparso, io l'avrei aspettato senza fretta e questo pensiero unito a quello della mia famiglia mi ha dato la forza per affrontare l'anno chiuso nello scantinato e così sarebbe stato anche questa volta.

Quando la festa finirà ed io non servirò più, mi chiuderanno di nuovo la dentro, ma la gioia di loro tre mi terrà compagnia.

Uno alla volta, il peso e il calore spariscono e mi arrendo all'inevitabile con speranza.

Speranza in un giorno lontano, di poter tornare finalmente a casa.

Fine

Cosa ne pensate?

Avete mai provare a scrivere una storia dalla prospettiva di un albero?

A presto, Sharon.

Commenti

  1. Il punto di vista è senz'altro originale. Il racconto è tenero. Piacevole. No, non ho mai scritto racconti simili anche se gli avvenimenti narrati accadono a o intorno a Natale.

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    1. Ciao Stefano;
      Pensa che questo racconto l'ho scritto anni fa.
      All'inizio della carriera, per così dire, quando i concorsi erano un buon modo per mettermi alla prova e imparare.
      Quasi quasi mi ero dimenticata di averlo scritto.
      Fa anche strano rileggerlo, considerato che lo stile è nettamente cambiato.
      Un racconto banale, con una trama incoerente e non solida, ma proprio da questi errori, ho imparato.
      Grazie del commento.
      Fa sempre piacere.
      Sharon.

      Elimina
    2. No non è banale né incoerente tutt'altro! Non lo è perché non ti stacchi nemmeno un secondo dal punto di vista dell'albero. Guarda che - credo - l'ultimo romanzo di Ian McEwan notissimo scrittore britannico vivente, se la memoria non m'inganna, si intitola "Il guscio" ed èè tutto basato su come percepisce il mondo un bimbo ancora dentro al pancione percepisce e sente tante cose e si fa un'idea del mondo esterno.

      Elimina
    3. Ogni volta che lo rileggo mi rendo conto che avrei potuto fare meglio. Inserire più dettagli e spiegare meglio questo punto di vista. Pensa che ho partecipato a questo concorso per due o tre anni di fila, non ricordo, e poi mi sono arresa perché non riuscivo ad entrare nemmeno nei finalisti. Si, ho capito di che libro parli. Non sarà mica quello da cui hanno tratto il film? Il bambino ha la voce di Fantozzi! 😊😊😊

      Elimina
  2. Non non credo sia quel film. Non credo ne sia stato tratto un film, almeno non mi risulta: illibro è questo: https://www.ibs.it/nel-guscio-libro-ian-mcewan/e/9788806232740?inventoryId=57167422

    Be' se stiamo lì a pensare come migliorare un racconto mi sa che allora non lo termineremmo mai: bisogna mettere la parola FINE ad un certo punto. Poi non aver fretta di vederlo pubblicato è mia la frase: "la carta sopravvive alla cane") e lasciarlo - come dire - "decantare" anche per anni e rilegegrselo dopo msi a mente fredda e a coinvolgimento emotivo ormai esaurito, quasi con lo spirito di Editor. Io ho apportato modifiche anche dopo anni e dopo anni ho trovato delle incongruenze che è bastato cambiare una frase o aggiungere due righe per ovviare all'incoerenza o all'incompletessa del racconto. Io ho partecipato ad un unico concorso in vita mia e, su 218 racconti inviti, sono entrato tra i 30 finalisti. E' l'unico mio racconto pubblicato (nella conseguente solita antologia: meno male che me la sono comprata: una mia collega vleva farlo anche lei ma non è riuscita ad ottenerla: introvabile). Non demordere: ti accorgerai se non l'hai già fatto che, crescendo e acquisendo esperienza anche la tua scrittura quasi impercettibilmente cambia. Saluti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non infatti non era quello il libro che intendevo.
      Mi sono confusa.
      Hai ragione, ma mettere la parola fine ad uno scritto non è mai semplice, anche a distanza di anni come dici tu, si trovano errori e incongruenze.
      Io ho partecipato a molti concorsi e quest'anno un mio racconto è stato selezionato per far parte dell'antologia per cui è stato creato.
      Ci sarà la premiazione al salone del libro di Torino il 13 maggio e non vedo l'ora.
      Sarà una bellissima esperienza, certo sono anche un po' in ansia perché non so cosa aspettarmi, ma è una piccola soddisfazione dopo tutti i sacrifici fatti.
      E sicuramente sai di cosa sto parlando.
      Si, con gli anni la mia scrittura è cambiata, lo stile è ormai radicato nel mio IO interiore e ne sono felice.
      Sono cresciuta e con me la scrittura, è una bella emozione rendersene conto.
      Buona giornata Stefano e grazie per i bei commenti che lasci nel blog.
      A presto.
      Sharon.

      Elimina

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