"I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni - Il finale frettoloso
Inizialmente ero un po’ scettica riguardo questo testo, poiché negli anni molti coetanei me lo avevo sconsigliato descrivendo la storia come noiosa e inutile al fine di arricchire il mio bagaglio culturale personale.
Per fortuna, essendo il testo un programma scolastico, mi sono lasciata travolgere dall'entusiasmo di poter sfatare il mito, oppure confermalo.
La lettura è stata così ricca di sentimento che alla sua conclusione mi è parso di aver perduto un amico di viaggio.
Il testo presenta la sua unicità nella scoperta del vero storico e l’autore si delinea come narratore onnisciente in un percorso che va seguito passo dopo passo alla scoperta di un mondo così distante dal nostro pensiero odierno che, quasi quasi, risulta “difficile” entrare nel merito della storia, ma Manzoni con la sua tecnica descrittiva accompagna per mano il lettore in modo per possa affacciarsi nel suo mondo in punta di piedi e assimilarlo con il proprio tempo.
Proprio per questo motivo non ho molto apprezzato gli ultimi dieci capitoli, di cui l’autore sembra voler racchiudere in essi così tante informazioni da aver perso di vista il piano personale dei protagonisti principali; essi infatti compiono un mutamento al di fuori della tempo narrato e l’autore si concentra sulle digressioni storiche abbandonando l’aspetto sentimentale dei due giovani promessi sposi.
Il salto temporale finale e lo spostamento continuo nel tempo, non bene descritto nei particolari, mi hanno lasciato con l’amaro in bocca.
Senza contare il lieto fine spiegato in quattro righe contate, però nell'insieme ho amato moltissimo la storia e i personaggi nel loro spessore e complessità d’animo.
Meno male che non ho ascoltato i giudizi esterni e mi sono buttata a capofitto su questa incredibile storia.
Nota autrice
Cosa ne pensate? Avete avuto la stessa sensazione leggendo il romanzo?
Hai rese note le tue perplessità sul romanzo e sul suo finale ai tuoi insegnanti?
RispondiEliminaCiao Stefano.
RispondiEliminaSì, certo.
La mia professoressa è stata molto esauriente nella spiegazione e insieme abbiamo sollevato un bel discorso. ☺️
La conoscenza dei classici dovrebbe essere un must per tutti coloro che amano la letteratura e, magari, ambiscono a diventar scrittori: vedi questo noto saggio di Italo Calvino: https://it.wikipedia.org/wiki/Perch%C3%A9_leggere_i_classici. Io sto leggendo - trovandolo anche divertente "Il Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa, libro rifiutato all'epoca (1956/7) da Vittorini che in quegli anni era lettore sia per Mondadori che per Einaudi. piacque e lo fece pubblicare da Gianfiacomo Feltrinelli, Giorgio Bassani. Un altro noto siculo, Andrea Camilleri, lo definisce "sopravvalutato". Narra un passaggio storico dell'Italia: da penisola di staterelli a Italia unita da Garibaldi e i piemontesi: il tutto vissuto e visto dalla prospettiva di un nobile siciliano la cui casata ha un gattopardo, come emblema.
RispondiEliminaConcordo.
RispondiEliminaLa letteratura classica ha ancora molto da insegnare e andrebbe apprezzata per quel che comunica e mostra. ^_^
Ho avuto anch'io la stessa impressione e ne discutemmo in classe alle superiori. Non conosco i motivi per cui Manzoni possa essere stato così frettoloso nell'epilogo. Le ipotesi sono varie, ma può darsi che semplicemente si sia perso nel suo stesso racconto. Certo è strano: così dettagliato per l'intera opera e poi essere riduttivo sul finale. E se fosse stato censurato?
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