La "D" eufonica. Amica o nemica?
"Prima di iniziare a parlare dell'argomento di oggi vorrei aprire una piccola parentesi a proposito dell'articolo di settimana scorsa sull'auto pubblicazione. Esso ha ricevuto molti commenti, sui social e nel blog stesso, sia di apprezzamento che di diniego. A fronte di nuove informazioni ricavate dal confronto riscriverò il testo per meglio approfondire l'argomento, ma in principio mi scuso con i lettori che, anche se non era mia intenzione, si sono sentiti offesi dalle mie parole. Ne prendo atto e mi assumo la responsabilità di ciò che dico, scrivo o penso e per rispetto di chi mi segue con passione cercherò di non porre la mia esperienza come l'unica possibile o veritiera."
Detto questo passiamo a un discorso meno spinoso e analizziamo la fantomatica "D" eufonica.
Amica o nemica?
Chi non ha mai avuto problemi in merito?
Per anni ho usato la "D" eufonica senza realmente conoscere la regola grammaticale per applicarla, poi una editor molto competente me lo ha fatto notare e allora ho corretto il mio errore, ma nell'ultima settimana mi sono sorti dubbi in proposito e ve ne spiego il perché.
In questo periodo sto apprendendo molte nozioni base della lingua italiana, grazie alla scuola e alla buona volontà, non è però solo questione di studiare, ma anche di imparare a mettere in pratica ciò che si acquisisce.
Quindi mi sono trovata a ripassare l'analisi grammaticale e logica per poter scrivere dei temi con un registro linguistico e un lessico adattabili alla mia passione.
Di conseguenza ho notato che in tutti i testi che ho scritto in questo mese e mezzo, quasi una decina, la mia professoressa di italiano mi ha segnato come errore tutte le "D" eufoniche.
La crusca dice:
"L'uso della 'd' eufonica, secondo le indicazioni del famoso storico della lingua Bruno Migliorini, dovrebbe essere limitato ai casi di incontro della stessa vocale, quindi nei casi in cui la congiunzione "e" e la preposizione “a” precedano parole inizianti rispettivamente per “e” e per” a” (es. ed ecco, ad andare, ad ascoltare, ecc.).
Si tratta di una proposta di semplificazione coerente con molti altri processi di semplificazione cui è sottoposta la nostra lingua, ma dobbiamo comunque tener presente che la d eufonica non è un elemento posticcio, ma trova la sua origine nella struttura originaria delle due parole interessate che in latino erano et e ad."
A cura di Raffaella Setti
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
30 settembre 2002
Questo è lo stesso metodo che mi era stato spiegato dalla editor di cui vi avevo accennato prima, ma per la mia professoressa non è così. Secondo lei dovrei usare la "D" eufonica indipendentemente se accompagnata dalla stessa vocale.
Quindi in questo momento mi sento confusa e percepisco la "D" eufonica come nemica.
Dovrò stare attenta nei prossimi temi per evitare che mi sia calcolato come errore.
Voi cosa ne pensate? Qual è secondo voi la giusta regola per applicarla?
Ciao Sharon, la editor ti ha dato informazioni corrette. In editoria si usa infatti il metodo descritto da lei, e anche da Migliorini. L'assenza di "d" eufonica, là dove non è strettamente necessaria, semplifica la lettura e migliora i suoni, come dice il suo stesso nome. Si tratta però di un'abitudine linguistica relativamente recente, rifiutata da chi non si rende conto che la lingua italiana è in costante evoluzione. Ci sono infatti persone, specialmente non giovanissime, che hanno preso la lingua italiana e l'hanno messa in una teca di vetro, chiudendo la porta a ogni possibile cambiamento. Tra loro, i sostenitori della cosiddetta "d" eufonica. Io ne so qualcosa. Lavoro, tra le varie cose, con un ingegnere sessantacinquenne che non si limita a "ed" e "ad" ma che addirittura dice "ched'è" e "sed'è", roba da malati. Io ho trovato una soluzione che mi fa ribollire il sangue, ma evita rogne: uso le eu solo quando lavoro sui suoi testi, consapevole che non le troverò mai in un libro stampato. È una soluzione non bella, perché denota una certa ignoranza da parte della prof, ma potrebbe in parte aiutarti. In alternativa, potresti condividere con lei le nuove regole, sperando che capisca a abbia apertura mentale. :)
RispondiEliminaCiao Chiara! 😀
EliminaGrazie per questa esaustiva spiegazione, almeno so di non aver sbagliato ad applicarla, ma ho un po’ timore a parlarne con la mia professoressa, non vorrei risultare saccente e mettere in dubbio le sue parole. Quando ho visto che nei testi mi aveva segnato la “d” eufonica come errore le ho chiesto il motivo, spiegandole che ero convinta si applicasse solo in presenza della stessa vocale, e lei mi ha risposto che stavo sbagliando. Quindi non vorrei insistere sull’argomento e inimicarmela. 😳 Comunque è assurdo il modo in cui l’autore da te citato usa questa preposizione, è un po’ da matti ed è anche la prima volta che la vedo usata come nei tuoi esempi. Mi sa che non c’è modo di ampliare la loro conoscenza se non ne hanno intenzione. Proprio come hai detto tu alcune persone si fossilizzano sul passato e non sanno adattarsi ai cambiamenti. A questo proposito mi viene in mente anche la parola “obiettivo” che ora è corretta, seconda la Crusca, anche se scritta con due “b”. 😳😀
Grazie davvero per l’aiuto. La professoressa mi aveva confuso! 😳
In realtà obbiettivo dovrebbe essere la versione più vecchia. Poi controllo. Confermo che si scrive in entrambi i modi.
EliminaIl tizio di cui parlo non è un autore. È un ingegnere. ;)
Allora mi sono confusa, però anche in questo caso mi era stato contato come errore in un racconto, e per evitare discussioni adesso scrivo obiettivo! Sì, scusa, abituata a parlare di autori ho agito di conseguenza. 😀
EliminaLogico e buono il suggrimento del Migliorini. La lingua parlata (che si può riportare per iscritto) è, a mio modesto avviso, prima di tutto musica quindi se suona bene.... piuttosto " sia di apprezzamento che di diniego", ch'io sappia (e lo scrivo apposta) "diniego vuol dire, "rifiuto, negazione": volevi forse dire "critica"? "sia di apprezzamento che di critica"
RispondiEliminaCiao Stefano!
EliminaSì in effetti la lingua scritta deve suonare bene in ogni sua parte, ma ci sono delle regole che vanno rispettate, per quanto ne so io.
Comunque no, intendevo proprio diniego, perché un conto è criticare è un altro rifiutare il parere altrui per quello che è. 😀
Quando lo lessi non mi pareva da rifiutare. Tra quello che sostenevi tu e altri commentatori/commentatrici c'erano pareri discordi ma non mi sembravano rifiuti totali e senza appello.
EliminaIl rifiuto è avvenuto sui social, mi pare di averlo specificato. Qualcuno mi ha scritto in privato che non accettava la mia idea per diversi motivi. Poi le critiche ci sono state pubblicamente, e tra di loro ho avuto consigli da una persona di cui conosco la professionalità. 😳
EliminaMi astengo,sono abbastanza perplesso! Comunque la lingua italiana ha bisogno:di novità eclatanti e particolari!
RispondiEliminaCiao Stefano! Benvenuto! 😀
EliminaSono perplessa anch’io, sopratutto perché mi scoccia mi sia considerato errore quando non lo è, ma dovrò adattarmi senza tante lamentele. Non che abbia scelta! 😂 In che senso la lingua italiana ha bisogno di cambiamenti? 😀