C'era una volta una principessa chiamata fiaba
C'era una volta, in un tempo quasi dimenticato, una principessa chiamata fiaba, ella aveva il potere di incantare con il solo ausilio delle parole, una magia straordinaria che veniva tramandata di generazione in generazione, ma arrivò un giorno in cui nessuno volle più ascoltarla e i grandi si dimenticarono in fretta di lei.
Il destino della bella principessa era segnato, inesorabilmente sarebbe scomparsa, lasciando un vuoto incolmabile nel cuore di chi ancora ricordava, il suo modo silenzioso e passivo di accettare la cosa, la rendeva conscia del cambiamento, eppure, nelle rare volte in cui urlava e lo faceva con quanto più fiato aveva in corpo, nessuno sembrava sentirla, o forse non volevano ascoltarla.
La principessa fiaba non avrebbe potuto resistere a lungo, sola e dimenticata dai grandi e ignorata dai piccini, però sapeva sognare, lei non aveva perso la magia, al contrario delle nuove generazioni e sperava nel salvataggio di qualche anima pia, ma l'eroe che aspettava così pazientemente e con fiducia, doveva ancora capire quale fosse l'impresa da compiere.
Un bel giorno l'eroe magnanimo, chiamato in causa dal suo ricordo della principessa fiaba e della sua straordinaria magia, capì finalmente cosa dovesse fare per tornare bambino, non salvarla, anche se il suo era un così atroce e ingiusto destino, ma rivederla per capire quello che non ricordava e quando decise di prendere in mano la situazione, entrò in scena il suo antagonista, che all'inizio sembravo un buon amico, ma che si scoprì essere chiamato l'era tecnologica, colui che aveva rovinato il passato e che cercava di cancellarlo per sempre.
L'antagonista chiamato tecnologia non permetteva all'eroe di avvicinarsi alla principessa, gli sussurrava all'orecchio parole creduli cercando di convincerlo a lasciarla andare, ad accettare il progresso, ma l'eroe si ricordava la bellezza della principessa e i suoi sogni da bambino, capiva che doveva andare avanti e la curiosità a dare uno scorcio al passato lo costrinse a continuare nel cammino.
L'antagonista si dimostrò anche un impostore, si prese il merito dell'ostinatezza del vero eroe, andava dicendo ai quattro venti che le sue parole avevano spronato una grande impresa, che anche lui non voleva cancellare la principessa fiaba dalla memoria dei grandi e tutti gli credettero e lo seguirono ingenuamente, senza sapere, che la strada che lui capeggiava, li avrebbe portati più velocemente verso un'era da cui non si poteva tornare indietro.
Un'era in cui i sogni non sarebbero esistiti, un'era in cui i bambini non avrebbero potuto imparare dalle parole, un'era i cui i grandi non avrebbero avuto niente da insegnare e un'era in cui i vecchi non avrebbero avuto niente da ricordare.
Nel frattempo l'eroe seguitava il suo obiettivo, forse nato con intenzioni egoistiche, dalla memoria di un tempo passato che lui aveva amato, ma alla fine, lungo la strada, trovò un bambino solitario che si era creato una bella casetta nel bosco.
Ma la casetta non era di paglia e tutt'intorno non c'era traccia di vegetazione, il bambino aveva sradicato alberi, calpestato fuori, bruciato l'erba e se ne stava comodamente seduta davanti al televisore.
L'eroe lo raggiunse, convinto di doverlo aiutare, ma il bambino non alzò lo sguardo al suono di una voce, non volle rispondere alle domande e rimase concentrato sullo schermo quadrato come se ne andasse della sua vita.
L'eroe continuò il suo cammino con il cuore gonfio di dolore, sconcertato da quello che l'antagonista aveva creato e del modo in cui i bambini non riuscivano a staccarsi dal falso impostore.
Fu allora, quando ormai mancava poco per trovare la principessa, che capì l'importanza che il viaggio gli aveva insegnato e dell'ancora più urgenza per cui avrebbe dovuto salvare la principessa.
Non c'era niente da ricordare, l'eroe decise che doveva riportare le cose com'erano un tempo e sperava di poter combattere l'antagonista con l'aiuto della sua bella principessa fiaba.
La trovò appena in tempo, isolata dal mondo e rannicchiata su se stessa, la prese in braccio mentre le lacrime di lei andavano a creare un fiume che li portò direttamente al punto di partenza.
La forze delle parole contenute in quel fiume e la magia che solo lei poteva creare, spazzò via l'antagonista, trascinandolo al margine del mondo, non lontano, la sua esistenza era inevitabile, ma non più al centro, entrambi avrebbe convissuto insieme felici e contenti.
Nota autrice
Grazie per aver letto questa fiaba creata da me, è la prima volta che mi cimento in una simile impresa, ma ho amato moltissimo il percorso che ho affrontato.
Un regalo ai miei fedeli lettori per il ritorno della vacanze. ^_^
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