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Analisi di "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carroll

Analisi di "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carroll


Con un po' di anni di ritardo mi sono dedicata a questa lettura, di cui il primo cartone animato lo vidi a otto anni in videocassetta. 

Ammetto che per quanto riguarda lo stile di scrittura mi aspettavo un linguaggio articolato e fondato sulla conoscenza del vocabolario, in quanto l'autore non si perde nello descrivere a fondo ciò che racconta, ma sorvola sui fatti come se tutti dovessero adattarsi al suo pensiero; forse è stato proprio questo stile a rendere la storia un classico della letteratura.

A distanza di tempo ho scoperto l'inquietante chiacchierio intorno alla figura di questo autore, ma ciò non toglie la genialità della storia stessa. 

Charles Lutwiage Dodgson si dice fosse un pedofilo, ma i critici letterari gli hanno sempre dato il beneficio del dubbio, come è giusto che sia visto che non esistono prove concrete di questa accusa, in quanto nell'Era Vittoriana era consuetudine far sposare bambine di tredici anni con uomini maturi. 

Questo giustifica Carroll? 

Oltre a essere stato autore, era anche un illustre della fotografia, in particolare ritraeva nudi bambineschi, ma sempre in presenza delle madri che controllavano la situazione. 

Avete mai notato che i racconti per i bambini si basano su concetti banalizzati? 

Tipo: il sesso e la violenza. 

In ogni caso non riesco a prendere posizione ai danni di questo autore, forse perché sono cresciuta ascoltando questa storia che mi è cara e familiare. 

C'è anche da dire che Carroll soffriva di una leggera balbuzie che l'ha frenato in molti suoi progetti, a esempio l'insegnamento della matematica e il più importante, il rapportarsi con gli adulti. 

Quest'uomo possedeva un'innata giovinezza che forse ha condotto le persone ha fraintendere i suoi comportamenti. 

Fatto non toglie che le sue opere siano geniali, che non bisognerebbe giudicare un'opera a prescindere dall'autore, ma che le due cose dovrebbero rimanere separate a livello di moralità ed etica. 

A proposito di questi due concetti, avete mai notato come si adattano all'epoca in cui vengono concretizzati? 

Pensate appunto nell'Era Vittoriana come fosse comune per le bambine doversi sposare in tenera età, e ci sarebbero tanti altri esempi, che non starò qui a citare, ma che sono facilmente intenibili e in caso contrario, la ricerca e l'informazione stanno alla base di ogni buon proposito e ogni buona intesa intellettuale.

Inoltre la Alice di questo racconto dipinge una figura reale con cui l'autore aveva intrapreso un percorso di amicizia intima e fanciullesca, un sentimento fuori luogo, oppure consono nell'epoca? 

Di questo però non è molto chiaro, poiché non esiste prova del loro amore, ma dalle citazione reperibili si nota quanto l'autore abbia visto in Alice la parte di lui stesso che non riusciva a lasciare andare. 

Un amore che si intende solo nelle pagine di questa storia, forse solo un'immaginazione che tende a volersi esprimere per dare un senso, dove non ce ne sarebbe bisogno.

Nota autrice:

A voi la parola, cosa ne pensate? 


Commenti

  1. Ciao Sharon :) devo ammettere la mia mancanza nel non aver mai letto l'opera originale.
    Mia sorella mi aveva raccontato a grandi linee la storia dell'autore e del fatto che Alice fosse una persona reale. Detto questo anche io penso che autore e opera dovrebbero essere separati poiché la bellezza di un racconto deve essere indipendente dalla vita dello scrittore :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Giulia! ^_^
      Ti consiglio di leggere il libro, perché lo stile è molto particolare e poi ne vale davvero la pena!
      Sì infatti, sono d'accordo, anche se leggere la storia sapendo cosa si cela al di sotto delle parole, nonostante il fatto di separare vita e lavoro, è lo stesso un po' inquietante! XD

      Elimina

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