Passa ai contenuti principali

Michela Castello - Stella Polare -


Rubrica settimanale degli scrittori 

Buon mercoledì lettori della rubrica, siete curiosi almeno un po' di scoprire l'autrice di questa settimana? Ebbene, ho avuto modo di " parlare " con Michela e posso dire di aver conosciuto una persona speciale, che messa a rapporto con la mia persona, mi ha dato la possibilità di poter condividere esperienze personali non proprio piacevoli. 

A volte nella malattia si è più uniti come in nessun altro caso. 

Biografia autrice Michela Castello:

Michela Castello nasce e vive a Pontedera (Pisa) mentre a Cascina svolge la propria attività lavorativa.

Parallelamente vive il suo rapporto con la scrittura misurandosi prima su web con una serie di racconti e di riflessioni che la conducono verso questa prima pubblicazione nella quale mostra le sue carte migliori.

La sua disabilità visiva non le impedisce di "vedere" i limiti e le aberrazioni del  mondo e della società e per questo suggerisce dei rimedi e delle alternative che derivano anche dal suo percorso spirituale e trascendentale.

Trama - Stella Polare -

Melissa non ha mai incontrato fisicamente il personaggio filo conduttore di tutti i racconti. 

Ispirata dalla sua voce, Melissa compie in ogni racconto un viaggio dentro se stessa, nei recessi della sua anima, alla ricerca di un senso da dare alla propria vita. 

Lui le appare quasi sempre in momenti cruciali, portando conforto e serenità e infondendole nuova linfa vitale, Luce e speranza con le sue parole intrise di umanità. 

Diventa per lei una sorta di guida spirituale, la sua STELLA POLARE

Ogni racconto racchiude in sé un messaggio di amore per la vita, instillando nella protagonista una maggiore consapevolezza e una nuova saggezza.

BookTrailer

Stella Polare 












Fine presentazione!

- Cosa ne pensate dello stile di questa autrice? - 

- E dei racconti con questo filo conduttore? -

- Ho letto un estratto, qualche settimana fa, e sono rimasta colpita da emozioni contrastanti. Da una parte questa smisurata consapevolezza del sensoriale, e dall'altra un'infinito amore verso ciò che ormai noi diamo per scontato. Ciò mi ha fatto molto riflettere. - 

Commenti

  1. Si dice che chi non vede o vede poco abbia un animo più sensibile capace di percepire cose che l'occhio umano non può vedere, tu ritieni di avere questa caratteristica?

    RispondiElimina
  2. Ci fai leggere l'estratto di cui vai più fiera? E quello che tj rappresenta di più?

    RispondiElimina
  3. Ciao Miche sono Monica ❤ amo scrivere ed anche ascoltare e lavorare con il corpo con tutte le due infinite possibilità di essere senziente di sentire le emozioni e la vita. Anche io immagino nella tua scrittura una profondità di un sentire che sa vedere oltre cio'che appare, sentire oltre ed anche a me piacerebbe leggere un estratto o qualcosa che ami di più e che senti rappresenti la tua sensibilità.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. “Spesso si recava a un laghetto che si trovava poco distante da casa sua. Nel percorrere quel tratto, passava davanti a vari salici. Ogni volta che ne trovava uno, ne accarezzava dolcemente le foglie. Provava una certa tenerezza nel percepire la vibrazione che le trasmettevano quando le toccava.
      Le foglie del salice erano piccole, fresche e leggere, quasi sfuggenti. Le davano l’idea della delicatezza, della fragilità e della fugacità della vita. Il contatto con le foglie di quell’albero le ricordava però allo stesso tempo che lui non faceva più parte di quel mondo. Melissa provava allora una grande tristezza...”

      (brano tratto dal racconto "La Rinascita")

      Elimina
    2. Mi intrometto nella discussione.
      L'estratto Michela è bellissimo.
      Anche in questo caso ho percepito delle emozioni molto forti, sei davvero brava. Sul serio, mi piace il tuo stile e il modo in cui usi le descrizioni per trasmettere messaggi importanti.

      Elimina
  4. Spiegaci in poche parole chi sei, cosa ami fare e qual è il ruolo della scrittura nella tua vita.
    Qual è stato il percorso che ti ha permesso di pubblicare il tuo libro?

    RispondiElimina
  5. C’è qualcosa che avresti voluto aggiungere al romanzo, quando l’hai letto dopo la pubblicazione?

    RispondiElimina
  6. Da dove nasce la passione per la scrittura?

    RispondiElimina
  7. Stili una scaletta prima di scrivere oppure vai dove ti porta la storia e il personaggio?

    RispondiElimina
  8. I tuoi personaggi sono disciplinati o fanno di testa loro? Qualcuno dei personaggi ha mai obiettato a ciò che hai scritto? I tuoi personaggi sono stati creati ispirandosi a persone reali oppure ha deciso da zero come dovevano essere?

    RispondiElimina
  9. Buon pomeriggio Samanta, sì, per certi versi credo in effetti di avere questa caratteristica. A me capita ad esempio di dare importanza a cose apparentemente banali, che normalmente sfuggono agli altri: ad esempio, dato che percepisco ancora la luce dall'occhio destro, gioisco quando vedo quella del sole e mi comporto con quell'astro come se fosse una persona, salutandolo e parlandogli.

    RispondiElimina
  10. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  11. No, non mi sento una scrittrice, né ho la presunzione di diventarlo. Mi considero semplicemente una persona con la passione per la scrittura: vivo quest'ultima come una cosa naturale, spontanea. Scrivo ogni tanto, quando ne ho l'ispirazione e se sento di avere qualcosa da dire. Non riuscirei mai a farlo a comando.

    RispondiElimina
  12. Vivo in Toscana (in provincia di Pisa) e ho 48 anni. Lavoro come impiegata. Amo molto la natura, il Sole, di cui per fortuna riesco ancora a vedere la luce, la meditazione e l’astronomia. Essendo cieca assoluta dalla nascita non ho mai potuto vedere forme, volti e tutto ciò che concerne il mondo dell’immagine. Fino in età adulta percepivo però i colori forti e amavo usarli: durante gli anni di scuola utilizzavo le matite, i pennarelli e le tempere come tutti. Adesso non li percepisco più perché la loro vista è andata pian piano sfumando fino a sparire del tutto a causa della malattia da cui sono affetta (il glaucoma), ma me li ricordo bene e li menziono molto spesso anche nei miei scritti. Mi è sempre piaciuto scrivere: lo faccio fin da quando ero una bambina, anche se per molto tempo ho messo nero su bianco per lo più le mie emozioni. Tra il 2001 e il 2003 ho pubblicato alcuni brevi racconti su un sito internet di un'amica, sito che adesso non esiste più. La, chiamiamola, svolta, è arrivata nel 2013, anno in cui ho iniziato a scrivere più seriamente. Incoraggiata da alcuni colleghi con i quali avevo condiviso i miei pensieri, cominciai pian piano a comporre qualche racconto, ispirata dalla voce di un uomo, che purtroppo non fa più parte di questo mondo e che non ho mai potuto conoscere di persona. Condividevo i miei scritti prevalentemente su facebook e con alcuni amici. Non ero minimamente sfiorata dal pensiero di farne un libro e di pubblicarlo. All'inizio del 2015 tramite un’amica ho conosciuto Stefano Mecenate (prima virtualmente poi, alcuni mesi dopo anche di persona), l'editore che mi ha lanciata come autrice,. Fin dall’inizio mi sono sentita in sintonia con lui e notavo con piacere che apprezzava i miei scritti. Fu lui a suggerirmi di raccogliere insieme i miei racconti e di farne un libro. La sua proposta mi piacque e decisi dunque di metterla in atto. Nel novembre del 2016 è uscita la mia raccolta di racconti "Stella Polare", edita da DreamBOOK Edizioni.

    RispondiElimina
  13. Ciao Samantha, certamente, ti incollo volentieri un altro brano che mi rappresenta:

    “Improvvisamente, percepì una presenza accanto a lei. Non le ci volle molto per capire chi fosse. Rimase pietrificata per lo stupore e l’incredulità. Fu assalita da un senso di gioia, mista a commozione. Per un attimo le mancò il respiro. Provò un forte senso di soffocamento. Fu sul punto di svenire per l’emozione. Lo aveva sentito parlare per la prima volta alla televisione quando era ancora una bambina e ne era rimasta subito incantata. Era sempre stata affascinata da quella voce di uomo dal timbro non marcatamente maschile che aveva provocato in lei
    sentimenti, reazioni ed emozioni forti e tra loro contrastanti. Spesso assumeva un tono duro, autoritario, di minaccia o pareva celare in sé un qualche mistero. In quelle occasioni lei provava molta paura, impotenza e imbarazzo e si sentiva completamente sottomessa e in balia di essa. Altre volte invece era calda, dolce, suadente, affettuosa. Lei allora l’ascoltava con gioia e commozione, mista però sempre a una soggezione che aveva il potere di attrarla ancora di più verso di lui. Tante volte si era chiesta come fosse la persona che possedeva quella splendida voce, per lei così intrigante e aveva invidiato quel ragazzo nato ottantasette mesi esatti dopo di lei, per avere un padre così stupendo e prezioso. Aveva sempre sognato di incontrare quell’uomo tanto affascinante per il quale nutriva un vero e proprio amore platonico. Si era chiesta cosa sarebbe accaduto se un giorno lo avesse conosciuto di persona. Mai avrebbe osato immaginare che ciò sarebbe accaduto realmente!
    Adesso era lì, accanto a lei. Tutti i sentimenti e le emozioni che la sua voce aveva sempre suscitato in lei si erano ulteriormente accentuati, riducendola in un profondo stato di prostrazione.“

    (tratto dal racconto “La Luce della Luna”)

    RispondiElimina
  14. Ciao Monica, noto con piacere che abbiamo delle passioni in comune. Ti incollo un altro estratto del mio libro:

    “Si inerpicarono su per una ripida salita. Giunsero in cima a una collina innevata. Lì la primavera sembrava non essere ancora giunta. Melissa si guardò attorno. Non notava niente che la attraesse particolarmente.
    «Guarda meglio» le suggerì l’Unicorno. Lei non capiva.
    L’animale le indicò allora un punto sulla vetta della collina. Melissa volse lo sguardo in quella direzione.
    Rimase pietrificata. Un bellissimo bucaneve si stagliava verso l’alto. Non riusciva a credere ai propri occhi. Come era possibile che un fiore tanto piccolo, delicato e fragile potesse nascere in un posto come quello?
    Sentì il bisogno di raggiungerlo nonostante l’asprezza del tratto che avrebbe dovuto fare. Voleva stargli vicina, essere con lui lì dove nessun altro avrebbe voluto trovarsi, diventare come lui. Chiese aiuto all’Unicorno che l’accompagnò fino alla vetta.”

    (tratto dal racconto "Il Bucaneve")

    RispondiElimina
  15. In genere parto da un'idea di base, che cerco poi di sviluppare all'interno dei vari racconti. Il contenuto di ogni scritto, tranne uno, che mi è venuto quasi di getto e che ho composto a ruota libera senza avere in mente nessuna idea, di solito lo decido prima. Spesso parto prendendo spunto da un argomento di cui mi piace parlare oppure da un simbolo di un fiore o di una pianta che mi ha colpita particolarmente e gli costruisco attorno un racconto. Tranne i primi due testi, che si rifanno a esperienze reali, tutti gli altri sono frutto solo di fantasia e di immaginazione.

    RispondiElimina
  16. In realtà mi è sempre venuto naturale scrivere, non c'è un motivo per cui a un certo punto ho iniziato a farlo.

    RispondiElimina
  17. Quando il libro è uscito lì per lì credevo che andasse bene così, ma poi, come penso che accada spesso un po' a tutti, nel tempo mi sono chiesta se avessi davvero detto tutto. forse avrei potuto insistere maggiormente sulle emozioni che la voce di Lui fa provare alla protagonista e sulla sofferenza di quest'ultima per non averlo mai potuto conoscere e per non essere mai riuscita a sapere qualcosa sul suo conto. . E' anche vero, però, che calcare troppo la mano su un determinato aspetto, rischia di rendere il tutto troppo pesante o ridondante e dunque di sortire l'effetto contrario.

    RispondiElimina
  18. Ciao Samantha, ti incollo di seguito uno dei brani che preferisco:

    “Spesso si recava a un laghetto che si trovava poco distante da casa sua. Nel percorrere quel tratto, passava davanti a vari salici. Ogni volta che ne trovava uno, ne accarezzava dolcemente le foglie. Provava una certa tenerezza nel percepire la vibrazione che le trasmettevano quando le toccava.
    Le foglie del salice erano piccole, fresche e leggere, quasi sfuggenti. Le davano l’idea della delicatezza, della fragilità e della fugacità della vita. Il contatto con le foglie di quell’albero le ricordava però allo stesso tempo che lui non faceva più parte di quel mondo. Melissa provava allora una grande tristezza...”

    (brano tratto dal racconto "La Rinascita")

    RispondiElimina
  19. Sembra un libro veramente un bel libro, forse anche perché è anche introspettivo, io ammiro molto coloro che riescono a creare racconti che parlano di come trovare se stessi

    RispondiElimina
  20. Sì, Giulia, si tratta di un libro introspettivo. Ho iniziato a scrivere i vari racconti ispirata dalla voce di quell'uomo, non pensando nemmeno lontanamente che ciò nel tempo avrebbe fatto emergere una parte così profonda di me, quella più vera e sensibile. Scrivevo inizialmente per sfogo personale, realizzando purtroppo solo nella fantasia ciò che nella vita reale non è avvenuto: immaginavo di incontrare quell'uomo e di dirgli tutto ciò che non ho mai potuto confessargli nella realtà. I miei racconti erano un modo per esorcizzare il dolore per la sua morte e per non averlo mai potuto incontrare e stringergli la mano e l'amarezza e il senso di vuoto per non aver mai potuto sapere nulla sul suo conto, anche spaccati banali della sua vita quotidiana, che mi aiutassero a conoscerlo anche nel suo lato umano. Man mano che scrivevo mi rendevo conto con grande sorpresa mista a meraviglia di tirare fuori frasi che mi sono chiesta spesso da dove provenissero e che ho sempre attribuito alla mia fonte di ispirazione. Mi è capitato più di una volta, arrivata a un certo punto di un racconto, di bloccarmi e di non sapere come andare avanti. L'ispirazione mi è sempre arrivata in modi inaspettati.

    RispondiElimina

Posta un commento

Se commenti per la prima volta, ti consiglio di:
1) accedere all'account con cui vuoi firmarti
2) ricaricare la pagina
3) solo allora inserire il commento.
Se vuoi rimanere aggiornato sulla conversazione via e-mail ti consiglio di mettere la spunta su "inviami notifiche".
Il tuo parere conta, ma non dimenticarti di esprimerlo!

Post popolari in questo blog

Analisi del racconto " Il cuore rivelatore " di Edgar Allan Poe

Analisi del racconto " Il cuore rivelatore " di Edgar Allan Poe La storia viene raccontata dal punto di vista del narratore di cui non viene specificata l'età, o il nome, le caratteristiche fisiche e nemmeno viene narrato il suo passato, praticamente non sappiamo nulla di questo personaggio o la sua collocazione spaziale e temporale, il protagonista si rivela in rapporto a un'unica attività, condotta in solitudine e in isolamento. Ciò che ho potuto constatare di quest'uomo sono le sue condizioni psicologiche e caratteriali nei momenti salienti del racconto: - Durante il resoconto: Trepida attesa ed ossessionato dall'occhio del vecchio, - Nell'attesa notturna: Ossessionato e irrequieto nel preparare l'omicidio, - Nel momento dell'omicidio: Distaccato e sollevato di aver posto fine al suo unico obbiettivo, - All'arrivo della polizia: Fiducioso e senza nulla da nascondere, - Nei momenti che precedono la confess

Analisi del racconto " Il gatto nero " di Edgar Allan Poe

Analisi del racconto " Il gatto nero " di Edgar Allan Poe " Per il racconto più straordinario, e al medesimo tempo più comune, che sto per narrare, non aspetto né pretendo di essere creduto. Sarei davvero pazzo a pretendere che si presti fede a un fatto a cui persino i miei sensi respingono la loro stessa testimonianza. Eppure pazzo non sono, e certamente non vaneggio. Ma domani morirò, e oggi voglio scaricare la mia anima. " Edgar Allan Poe ci propone questo sensazionale racconto con un esordio sorprendente retrospettivo. La storia è scandita in due segmenti ben differenziali, il racconto sembra ripetere due itinerari simili: dalla felice o quantomeno appagante presenza del gatto alla caduta morale.  Due atti delittuosi segnano la fine dei due segmenti e aprono rispettivamente alla perdita economica conseguente all'incendio dell'abitazione del protagonista e alla sua condanna a morte. Una serie di doppi affiorano nel racconto e con

10 guida: Le macro sequenze e le micro sequenze in un romanzo

Come scrivere un romanzo e comunicare un messaggio: Decimo capitolo - Usare le macro sequenze e micro sequenze per scrivere con ordine e logica -  Ciao a tutti, come è andata la lotta contro lo sconforto? Questa settimana lavoreremo molto sull'azione del retroscena di un romanzo e visto che avete avuto del tempo per pensare e chiarirvi le idee su quello che davvero volete concludere con la scrittura, quest'oggi possiamo affrontare un tema che si collega alla penultima lezione, che trattava la spiegazione delle sequenze.  Una sequenza può essere anche definita macro sequenza e poi divisa a sua volta in una micro sequenza; servono ad avere una visione più ampia dell'intera idea della storia. In breve: le seconde, trattano un evento principale del segmento narrativo in maniera più blanda, ad esempio azioni secondarie; mentre la prima, che potrebbe definirsi anche una semplice sequenza, deve incentrare la narrazione sugli avvenimenti più importanti.

Analisi del racconto " Il pozzo e il pendolo " di Edgar Allan Poe

Analisi del racconto " Il pozzo e il pendolo "  di Edgar Allan Poe Nella prima parte del racconto, il narratore ci informa in modo preciso del succedersi degli aventi che hanno sancito la sua condanna a morte e che precedono il trasporto nella segreta. Le condizioni fisiche e psicologiche del protagonista nel corso del processo, si possono definire in taluni modi: Stanco e rassegnato al suo destino, ma anche, subito dopo la sentenza, incapace di usare appieno le sue facoltà mentali e fisiche; di conseguenza emergono particolari inequivocabili, del tipo: " Le labbra dei giudici ammantati di nero ". Durante la discesa nelle segrete, il protagonista altera momenti di incoscienza ad altri di più chiara percezione. Sicuro fin da subito della meta finale della reclusione, il protagonista prova a stabilire il modo e l'ora dell'esecuzione. Prova quindi ad orientarsi nell'oscurità usando un pezzo del saio che incastra nel muro e p