Analisi del racconto " Il cuore rivelatore "
di Edgar Allan Poe
La storia viene raccontata dal punto di vista del narratore di cui non viene specificata l'età, o il nome, le caratteristiche fisiche e nemmeno viene narrato il suo passato, praticamente non sappiamo nulla di questo personaggio o la sua collocazione spaziale e temporale, il protagonista si rivela in rapporto a un'unica attività, condotta in solitudine e in isolamento.
Ciò che ho potuto constatare di quest'uomo sono le sue condizioni psicologiche e caratteriali nei momenti salienti del racconto:
- Durante il resoconto: Trepida attesa ed ossessionato dall'occhio del vecchio,
- Nell'attesa notturna: Ossessionato e irrequieto nel preparare l'omicidio,
- Nel momento dell'omicidio: Distaccato e sollevato di aver posto fine al suo unico obbiettivo,
- All'arrivo della polizia: Fiducioso e senza nulla da nascondere,
- Nei momenti che precedono la confessione: Turbato e perseguitato dal suono che sembra schermirlo per il suo gesto sconsiderato,
- Al momento della confessione: Liberazione da un terrore non reale.
Il narratore racconta gli avvenimenti che lo hanno portato ad uccidere il vecchio in prima persona: è un narratore interno alla storia.
Intenzionato a scagionarsi dall'accusa di aver agito sotto l'impulso della pazzia, ma pronto ad ammettere l'assassinio, il narratore - protagonista racconta a posteriori la preparazione e la realizzazione del suo piano omicida.
Il racconto diventa così la cartella clinica, il reperto scientifico che " il malato " stesso ha raccontato; la lucidità e la precisione dei particolari vogliono essere la testimonianza della sua sanità mentale.
Il narratore - protagonista appare però scisso in due momenti contrapposti: quello della scrittura e quello dell'azione.
Quindi è possibile differenziare ulteriormente questa figura di narratore distinguendo un io-narrante da un io-narrato.: la figura dell'io-narrante è legata al momento della confessione scritta e al tentativo di scagionarsi dall'accusa di pazzia, mentre l'io-narrato è legato alla preparazione e alla realizzazione dell'impresa criminale.
L'io-narrante è colui che racconta la storia, l'io-narrato è il protagonista: queste due figure sono, nel racconto, coincidenti.
Il racconto è prevalentemente dominato dall'analisi degli aspetti psicologici che hanno portato il protagonista verso l'assassinio.
Nel radicarsi della " volontà omicida " due aspetti assumono un ruolo fondamentale:
- Il protagonista, acquistata innanzitutto consapevolezza di una minaccia, che non nasce da un pericolo esterno alla casa, ma che nasce dall'osservazione dell'occhio " d'avvoltoio" del vecchio, si appresta all'omicidio.
Il terrore è legato così inizialmente al vedere: attraverso una messinscena che pone in rilievo elementi quali la lanterna cieca, lo spiraglio di luce, in momenti di quasi assoluto silenzio, il protagonista attende il momento opportuno per uccidere il vecchio.
- All'ossessione dell'occhio si affianca ben presto un'ipersensibilità dell'udito.
Il battito del cuore del vecchio assume, dal momento della sua morte alla fine del racconto, un ruolo sempre maggiore e il protagonista arriva a sentire con tale intensità da consegnarsi alla polizia, confessando il suo delitto.
Questo itinerario vedere - udire realizza il passaggio dal " terrore prodotto " dal protagonista al " terrore subito " dallo stesso.
Il vedere e il sentire diventano gli strumenti sensoriali attraverso i quali si realizzano rispettivamente l'assassinio e la vendetta:
Per tanto posso affermare che non è possibile intuire dal racconto il tipo di rapporto sociale e psicologico che intercede tra il protagonista e il vecchio.
Nell'ultima notte, prima dell'omicidio possiamo intendere una profonda conoscenza da parte del protagonista, nei confronti del vecchio.
Nel momento in cui il protagonista produce " il terrore ", il vecchio ansima come soffocato e il protagonista si rivede nei momenti in cui il " terrore " è subito da parte sua per via dell'occhio.
Alla fine, informata da un vicino, che nella notte aveva sentito l'urlo del vecchio, la polizia si reca nella casa dell'assassinio e sembra quasi che l'impunità sia inizialmente trionfante, le spiegazioni del protagonista si rivelano puntuali ed esaustive.
Improvvisamente il tono cambia, il protagonista, persa la calma, impallidisce, desidera vivamente che i poliziotti se ne vadano e dà infine un piena confessione del suo delitto.
Il rapporto vittima - colpevole è così coperto non da una investigazione, ma da una confessione spinta dal terrore.
Voi cosa ne pensate di questo racconto?
A livello psicologico credo che sia molto riflessivo, più di quanto si possa spiegare a parole, consiglio di leggere questo racconto e di lasciare la mente libera di vagare tra i pensieri contorti del protagonista, vi stupireste di quello in cui potrete trovarvi d'accordo.
Giusto per sottolineare l'ovvio, il racconto si intitola " Il cuore rivelatore " che potrebbe benissimo avere due sensi, il primo per via del cuore del vecchio che perseguita il protagonista, il secondo per la paura che alla fine spinge il protagonista a confessare l'omicidio, ma entrambi i motivi comunicano un messaggio chiaro al lettore.
Se avete letto questo racconto mi piacerebbe sentire cosa ne pensate.
A presto, come sempre la vostra Sharon.
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