Italo Svevo e Luigi Pirandello a confronto
Questo articolo vuole ricordare due grandi scrittori e mettere a confronto lo stile artistico di un'epoca molto differente dalla nostra.
Giusto perché non sono capace di stare zitta!
Partiamo dal principio:
Lo sapete che sono nati con sei anni di differenza?
Svevo: 1861 --- > Una interessante riflessione è il fatto che quest'uomo usò lo pseudonimo per lodare la sua doppia provenienza; da padre tedesco e madre Italiana. Inoltre Svevo fu perseguitato dai critici letterari per la difficoltà con cui padroneggiava la nostra lingua.
Pur troppo, proprio così scrisse Italo, per i critici, la sua mancanza non gli impedì di far emergere il suo impareggiabile talento.
Qual è il vero nome di Svevo? Chi lo sa? H...Qualcosa...Mi pare.
Pirandello: 1867 --- > Una curiosità, oltre al fatto che la moglie venne chiusa in manicomio, è che un destino tragico toccò anche al figlio Stefano, imprigionato dagli austriaci.
In quale modo questi avvenimenti condizionarono Pirandello? Con la fine, l'inizio dei suoi scritti, oppure lo svolgimento? Magari la risposta è un'altra!
L'epoca che diede vita a entrambi non fu proprio facile per l'Italia, e questo fatto si nota nelle loro opere, l'influenza di un pensiero ristretto e votato alla società come imposizione di moralità e comportamentale.
Tra le loro opere preferisco “Il fu Mattia Pascal” e “Cento, nessuno e centomila” di Pirandello.
Di Svevo adoro “La coscienza di Zeno.”
È innegabile il decoroso rispetto verso dei sani principi che noi andiamo dimenticando, e ancora più straordinaria è la somiglianza di alcuni personaggi e la ripetizione di scene votate a mostrare un linguaggio del corpo, che sarebbe risultato sconveniente se posto a occhi indiscreti.
La letteratura contemporanea, che nulla ha a che vedere con quella classica, ci mostra la preferenza verso un narratore cui la vita sorride con un agio che ne deriva dal denaro.
Nel 1860, il narratore, un benestante borghese senza un'occupazione giornaliera, è il personaggio usato da questi due autori, che pur con ambientazioni differenti, ne emulano un pensiero fisso allo scongiuro di quegli anni.
Entrambi gli autori scappavano dai demoni della loro vita e Pirandello con l'uso dell'Io interiore ci trasporta a forza in un mondo di pazzia interiore, che in nessun modo può essere giudicata.
A discapito di attirarmi l'ira divina, che lo Zeno di Svevo cita con accortezza, mi duole ammettere che Pirandello ha suscitato una soporifera giornata all'insegna del naso storto del suo personaggio e dell'allucinante spiegazione con cui la gente ci percepisce, che per una mente non tanto sana, non è lo stesso con cui noi stessi ci vediamo davanti a uno specchio, e che il riflesso può essere trasportato a qualcun altro.
Quindi mi chiedo: è possibile impazzire soffermandosi su tale pensiero? Che poi, è così importante da farsi rinchiudere in una casa di riposo? No, sul serio, pensateci bene prima di rispondere.
Eppure Pirandello ci mostra anche un Pascal che, al contrario del suo omonimo, possiede un'irresistibile fortuna – o sfortuna? - verso le disgrazie personali.
Come non notare la propensione allo spiritualismo?
Una stanza buia, un gruppo di persone e un tavolo posto tra loro.
Quale migliore momento per dissentire dalla società stessa?
Ebbene questo espediente è stato usato anche da Svevo, forse in maniera più delicata e meno aggressiva, anche se Zeno ci fa riflettere sull'idea stessa dell'amore.
A essere onesta non ho mai preso in considerazione un simile svolgimento dopo un matrimonio di convenienza, non verso la famiglia, ma verso se stesso, e non ho potuto che mettere in discussione ciò che davvero aveva importanza in quegli anni.
Zeno sposa una donna bruttina e strabica, che però impara ad amare con un sentimento struggente di rispetto, che noi nemmeno ne comprendiamo il suo significato interiore.
Poi vogliamo parlare del fatto che tutti e tre i pover'uomini siano stati scavalcati nella rispettiva impresa di famiglia dallo stronzo di turno, che ne gestisce le finanze?
Quindi: è l'influenza dell'epoca ad aver creato queste somiglianze, oppure qualcuno ha copiato qualcun altro?
Voi che ne dite?
Non uccidetemi, ve ne prego gentili lettori, il mio testo vuole essere solo un ago in un pagliaio.
RispondiEliminaSono vissuti nella stessa epoca e la volontà divina ha permesso,che vivessero situazioni simili
Ciao Simonetta e benvenuta. 😊
EliminaIn effetti il destino ha giocato un ruolo importante. 😊
Ciao Sharon 😊 interessante analisi la tua, come sempre. Vorrei poter rispondere in modo costruttivo, ma non conoscendo ne autori ne opere, non posso esprimermi 😅
RispondiEliminaPerò hai saputo suscitare la mia curiosità, come sempre 😀😍
Ciao Sophia! ^_^
EliminaTranquilla, hai sempre tempo per imparare, basta averne la voglia.
Ti ringrazio del complimento. ^_^
Ma hai parlato pochissimo di differenze e analogie
EliminaCiao.
EliminaHai ragione, l’idea era quella che di scrivere un altro articolo con le differenze tra lo stile di scrittura. Magari più avanti lo scrivo. ☺️