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Sebastiano B. Brocchi - Le gesta di Nhalbar -


Rubrica settimanale degli scrittori 

La rubrica sembra non fermarsi mai, e pensare che quando l'ho creata c'erano solo due persone disponibili per essere ospiti sul blog! 

Quest'oggi vi presento Sebastiano e la sua opera. 

Biografia autore 

- Sebastiano B. Brocchi -

Sono cresciuto a Collina d’Oro (Svizzera), e già questo deve aver influito in qualche modo sul mio amore per l’arte e la letteratura: per intenderci, parlo del paese che fece innamorare Hermann Hesse e George Harrison. 

Ma mentre il disegno ha cominciato a scorrermi nelle vene fin da bambino (eredità materna?) la vocazione per la scrittura mi ha raggiunto più tardi, su banchi di liceo. 

Parallelamente al desiderio di approfondire argomenti quali l’Alchimia interiore, la simbologia, la filosofia ermetica.

In terza liceo ho deciso di lasciare la scuola per continuare il mio percorso da autodidatta. 

Questo mi ha permesso da un lato di approfondire la conoscenza degli argomenti che mi intrigavano (in quegli anni ho letto i testi sacri di varie religioni, i più disparati testi di mitologia ecc...) e dall'altro di coltivare la mia creatività. 

Ho una natura profondamente eclettica, amo sperimentare e tendo a lanciarmi spesso in progetti originali, per certi versi “pionieristici”. 

Per questo, nel corso degli anni, mi sono dedicato (in ordine sparso) a scrivere otto libri, decine di articoli su vari argomenti, a realizzare un videogioco, a sperimentare nel campo della grafica e del design, e ora mi sto avvicinando al mondo del cinema e dei fumetti.

Trama 

- Le gesta di Nhalbar -


Anche Nhalbar, dall'altra parte delle sbarre arrugginite, contrastava visibilmente con quell'oscuro scenario. 

Seduto a gambe incrociate, gli occhi chiusi e le mani giunte in preghiera, con la sua candida chioma e l’abito bianco orlato d’oro splendente, emanava tanto chiarore da sembrare una luna piena nel buio grembo del firmamento. 

Rispose prima ancora di aprire gli occhi per incontrare quelli del sovrano: 

“Voi mi chiamate così, ma il Ladro Bianco è solo una delle maschere che ho indossato. Solo uno dei nomi che mi sono stati cuciti addosso. Prima ancora sono stato chiamato principe. Ora mi chiamano druido, ma in un'occasione mi sono spacciato persino per imbalsamatore. Però chi sono io davvero?”.

Fu con quell'ultima domanda che le intense pupille di Nhalbar, incorniciate da iridi bionde come corone di raggi di sole, si piantarono nell'anima del re.

“Qual è il tuo nome?”, chiese l’altro vagamente turbato da quel mistero.

“Questa è la domanda sbagliata, sire. Non lasciatevi fuorviare da chi io sia, ma cercate di comprendere in nome di chi io sia venuto. 

Poiché  non vengo per me ma per conto di un altro”.

L'autore ci spiega perché comprare il suo libro


Perché dovreste comprare un mio libro? 

Perché non state cercando soltanto una momentanea evasione dalla realtà e una forma d'intrattenimento: siete alla ricerca di un messaggio che arrivi in profondità, che smuova qualcosa dentro di voi. 

Cercate parole che parlino all'anima e dell'anima, del suo lento e perenne trasformarsi, plasmata dalle vicissitudini della vita. 

Amate lo stile epico e il linguaggio altisonante dei miti, specchio di quelli stessi archetipi che popolano i sogni e l'inconscio.

Fine presentazione!

Cosa ne pensate di quest'ultima spiegazione? 

Vi ha incuriosito? 

Devo dire che la trama è molto particolare e ben costruita, non trovate? 






Commenti

  1. Dal momento che devo seguirti ti faccio subito una domanda a bruciapelo. Perchè Pirin?

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    1. Il nome è una fusione tra due termini antichi. I Peri (esseri fatati nella tradizione mediorientale) e gli Irin (i "Vigilanti" di biblica memoria). L'idea di questo popolo semidivino che abita una sorta di "paradiso terrestre" tra le alte montagne, infatti, affonda le sue radici nei miti di diverse culture indoeuropee.

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  2. Da dove vengono fuori tutti i nomi che usi? Come li hai costruiti?

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    1. Sviluppare il linguaggio fantasy della saga dei Pirin mi ha richiesto molto tempo, perché volevo creare una lingua strutturata e coerente, con una sua grammatica, un suo dizionario ecc... Ho preso diverse ispirazioni dalle lingue reali, soprattutto antiche (dal sanscrito al greco, dall'egizio all'ebraico...), talvolta mi sono divertito a inserire alcuni piccoli codici e giochi di parole (parole reali al rovescio, ad esempio, per richiamare alcuni personaggi o concetti dalla letteratura e il mito).
      Insomma, ben poco è lasciato al caso. Sul sito della saga, comunque, si trova una sezione espressamente dedicata alla lingua dei Pirin, ed è anche in costruzione un sito con il vocabolario di tale lingua.
      Nella colonna sonora del videogioco "Eselmir e i cinque doni magici" (Stelex Software) si trova tra l'altro una canzone cantata proprio in lingua Pirin da due studenti del liceo di Bellinzona (Svizzera).

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  3. È logico e ben chiaro che me mi hai già conquistata ma mi sto domandando se presentare il terzo libro di una trilogia sia un'altra forma di marketing per spingere il lettore a leggere i primi due.

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    1. In realtà la scelta è ricaduta sul terzo volume perché si tratta del mio romanzo più recente, perciò ho ritenuto fosse di maggiore "attualità" presentare questo. Va da sé che la lettura dei capitoli precedenti della saga è consigliata, per poter cogliere appieno la trama e l'origine dei personaggi.

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  4. C'è qualche personaggio che ti ha fatto disperare nellz stesura del libro? Qualche personsggio che si è rifiutato di fare quslcosa che tu avevi pianificato per lui così da costringerti a cambiare la stotia pensata in precedenza?

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    1. È difficile rispondere a questa domanda. Sì e no, tutti e nessuno. È una saga sviluppatasi nel corso di talmente tanti anni (circa una quindicina) che tenere il conto della sua evoluzione sarebbe arduo. Il risultato finale mantiene sicuramente lo spirito delle immagini e idee comparse nella mia mente nelle fasi iniziali, ma l'effettivo sviluppo della trama deve molto anche alle ispirazioni del momento, susseguitesi nel corso del tempo.

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  5. Quando hai iniziato a scriverlo sapevo già che sarebbero stati tre volumi o, come spesso succede, sei partito con l'idea di un racconto e ti sei fatto prendere la mano fino a farne tre volumi, un gioco per pc ed un'avventura grafica per telefoni e tablet? ( a ptoposito devi dirmi come trovare l'avventura di playtrip perchè sono curiosa, purtroppo il mio pc regge j giochi a stento quindi anche se vorrei tanto cimentarmi con eselmir devo accontentarmi di quello per telefono e tablet).

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    1. Diciamo che una delle spinte determinanti a lanciarmi nella narrativa fantastica sono state delle saghe cinematografiche che da adolescente ho adorato (Star Wars, Il Signore degli Anelli, Matrix), tutte e tre partite proprio come trilogie, perciò sì, fin da subito mi affascinava l'idea di concepire un'opera in tre volumi. Sempre da queste saghe (Star Wars in primis) ho tratto l'idea di poter estendere l'universo narrativo in modo multimediale, perché ogni media riesce ad aggiungere qualcosa di unico, arricchire la storia in modo specifico.

      Playtrip è un'applicazione molto innovativa e dal grande potenziale. Sarà lanciata sul mercato a breve, e tra le varie storie disponibili ci sarà appunto una serie spin-off della saga "Pirin", incentrata su un personaggio inedito: Tasar. Un personaggio fortemente ambiguo, nel senso che sarà il lettore/giocatore a decidere l'evolversi delle sue avventure scegliendo tra magia bianca e magia nera.

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  6. Quando hai capito che poteva svilupparsi qualcos'altro oltre al lubro?

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    1. "Pirin" è una storia molto labirintica, intricata, che si snoda nel corso di varie epoche attraverso le vicende di vari personaggi, in un mondo variegato e studiato nei più vari aspetti. Questo determina una grande duttilità dell'universo narrativo, perché in un contesto così strutturato e potenzialmente pieno di "buchi narrativi" da riempire, è facile immaginare nuove diramazioni.

      Inoltre il fatto che io fossi appassionato di disegno oltre che di scrittura mi ha permesso di dare corpo fin da subito a questo mondo fantasy su due canali paralleli, tra parole e immagini.

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  7. Hai detto di volerti cimentare anche con il cinema. Come vedresti Pirin sul grande schermo? Chi vedresti bene ad interpretare i tuoi personaggi?

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    1. Come dicevo in una delle risposte precedenti, il grande cinema fantasy e fantascientifico ha avuto una notevole influenza sul mio immaginario; perciò sì, fin dall'inizio di questa avventura ho immaginato spesso "Pirin" sul grande schermo. Credo però che per rendere giustizia a una saga come questa ci vorrebbe una produzione "da colossal", con risorse davvero ingenti. Rispetto a molti altri fantasy, Pirin non si limita a tratteggiare scenari pseudo-medievali con castelli e rovine dispersi tra i boschi: la saga, al contrario, mette in scena fiorenti civiltà, città monumentali, epiche battaglie, creature immaginarie, potenti sortilegi... quindi una trasposizione cinematografica "all'altezza" si rivelerebbe un'impresa titanica.

      Per quanto riguarda gli attori posso dire che i tratti dei protagonisti (i gemelli Nhalbar e Nothal) richiamano un po', rispettivamente, Brad Pitt da giovane e Jamie Bell. Ma i personaggi sono davvero molti e sinceramente non ho pensato a un "casting" completo...

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  8. Domanda classica che rivolgo agli autori di questa rubrica: ti sebti uno scrittore?

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    1. So che molte persone danno un peso un po' "altisonante" a questa parola e magari stanno anche a dissertare su chi e quando e come sia giusto definire scrittore, autore, ecc... Personalmente sì, mi considero scrittore, ma senza dare alla cosa alcuna nota di superbia. Semplicemente ho sentito questa vocazione ad esprimermi attraverso la parola scritta ed è un lavoro che amo; ma non mi considero né più né meno "scrittore" di chiunque altro prenda in mano una penna o altro mezzo di scrittura per cercare di affidare alle parole il suo vissuto interiore, le sue idee, opinioni, sentimenti. Non ho mai attribuito grande rilevanza a fattori quali "essere pubblicato da un editore" o simili categorizzazioni che ritengo piuttosto burocratiche, superficiali. Per me quello che conta è la volontà dell'autore di essere tale, il desiderio di dare corpo all'ispirazione.

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  9. Credi che la saga di Pirin ti resterà incollata al nome come è successo alle grand saghe come Harry Potter, Twilight, Divergent, Hunger Games?

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    1. Di sicuro essa ha rappresentato una fetta importante della mia vita, e con le sue quasi 2'000 pagine (solo di romanzi, senza contare i prodotti multimediali) penso si possa capire quanto abbia rappresentato in termini di investimento emotivo, creativo, intellettuale. Qualunque cosa io faccia in seguito ci sarà sempre un prima e un dopo Pirin. In questa saga ho cercato davvero di condensare gran parte dei messaggi che ritenevo importante affidare agli altri in base alla mia esperienza interiore. Perciò se rimarrà incollata al mio nome non potrei che esserne felice e onorato, non lo vivrei come un limite o un fattore "castrante" dal punto di vista delle opere successive. Rimarrà comunque una pietra di paragone irrinunciabile per chi vorrà capire la mia opera e la mia persona.

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  10. Oltre a questo genere, ormai ben affermato e ricercato dai lettori per poter evadere dalla propria vita e realtà, hai mai pensato di scrivere altro?

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    1. Va detto prima di tutto che prima di dedicarmi al fantasy ho pubblicato libri di saggistica e un romanzo giallo esoterico. Il mio primo film sarà di fantascienza. Perciò non mi sento ancorato a un filone narrativo specifico: scelgo la "categoria" in base a ciò che voglio raccontare o rappresentare, a ciò che mi affascina visivamente, alle atmosfere che voglio imprimere a una storia.

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  11. Film di fantascienza: che tipo di fantascienza? Tipo Lost in space? Altered Carbon? The Host?

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    1. "Symmes" sarà un film un po' fuori dagli schemi. A differenza di molti prodotti di questo filone non cerca di essere avventuroso o avvincente, non metterà in scena guerre spaziali o minacce aliene. Sarà un'esperienza che amo definire poetica, onirica, filosofica.
      La protagonista, Euphrosyne, raggiunge Symmes (un ex pianeta minerario ormai completamente "svuotato" delle sue risorse da un'umanità concentrata soltanto sull'accumulo dell'Avere) per ritrovare i frammenti della saggezza dell'Essere. Sarà quindi un viaggio iniziatico, introverso e riflessivo.

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  12. Tornando alla saga: c'è qualche personaggio a cui sei legato maggiormente?

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    1. Difficile, mi sento profondamente legato ai protagonisti così come a molte "comparse". C'è una parte di me in tutti loro; ma forse re Helewen è il personaggio che riassume la più ampia gamma di emozioni e riflessioni. Non a caso il suo nome mi è stato ispirato dall'unione delle parole inglesi "Hell" e "Heaven", Inferno e Paradiso. Credo che gli inferni e i paradisi siano soprattutto delle condizioni interiori in cui ognuno di noi si pone, in cui può sprofondare o da cui può emergere.

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  13. C'è qualcosa di autobiografico nei tuoi personaggi? Uno che rappresenta al meglio te?

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    1. In parte ho già risposto: forse re Helewen, ma semplicemente per una questione di "spazio" narrativo. Essendo la voce narrante della saga, è il personaggio cui ho dato più spazio nei romanzi, perciò per forza di cose ha accumulato il maggior numero di elementi e riflessioni che in qualche misura potrei definire autobiografici. Ma non è il solo, come dicevo c'è sicuramente un po' di me in tutti i personaggi.

      A tal proposito vorrei riportare ciò che ho spiegato nella dedica iniziale de "Le Gesta di Nhalbar":

      Dedico questo libro a mia mamma,
      che è una cosa sola con me
      come questo libro lo è con la storia della mia vita. Non perché il libro racconti di
      persone che io abbia incontrato o
      di fatti che mi siano successi, tutt’altro.
      Si è abituati a ritenere autobiografico
      un libro che racconti l’autore
      sulla base delle sue esperienze nel mondo,
      questo libro invece mi racconta
      sulla base di ciò che sono nell’anima.
      Esso narra un percorso intangibile.

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    2. Ciao Sebastiano, arrivo un po' in ritardo per riempirti di domande, se sono troppo complesse sei libero di non rispondere :)
      Intanto trovo molto interessante il fatto che hai deciso di studiare da autodidatta, ed è bello come hai sfruttato questi studi per creare un perfetto mondo!

      Studiando tante tematiche ti è mai capitato di perderti in troppe idee? Oppure fin dall'inizio avevi chiaro ciò che volevi creare?

      Nel tuo cammino di scrittore, qual è stata la più grande difficoltà che hai avuto?

      Quanto è diverso il lavoro che si fa su un gioco, rispetto a libri e cinema? E in cosa consistono le maggiori differenze? (sono una giocatrice incallita ma non ho ben chiari i processi che ci sono dietro XD)

      Complimenti per il film, mi sembra qualcosa di molto originale.

      Elimina
    3. Ciao Vanessa, grazie delle domande. Cerco di andare con ordine:

      1 - Lo ammetto, sono un creativo piuttosto "vulcanico", il che mi porta generalmente ad avere molte più idee di quante io possa effettivamente realizzare. Ciò comporta diversi progetti abbandonati o che giacciono "nel cassetto" in attesa forse di trovare un momento più propizio. Ma non mi cruccio per questo: credo che le idee siano un po' come semi, e sappiano trovare loro il momento e il "suolo" più adatto a germogliare, se è destino che germoglino.

      2 - La più grande difficoltà probabilmente è stata quella di imparare a tornare bambino, o forse a diventarlo davvero per la prima volta. Sono stato uno di quei bambini "nati vecchi" di mentalità, sempre stato molto serio, introverso, riflessivo... ma per diventare davvero scrittore in un senso più vasto, e per giunta scrittore fantasy, è necessario riavvicinarsi alla propria capacità immaginifica infantile, imparare a maneggiare la magia della parola rendendo ogni cosa possibile.

      3 - Direi che la differenza principale stia nel fatto che con un libro o un film tu racconti al lettore/spettatore la storia che vuoi raccontargli e precisamente nel modo in cui vuoi raccontargliela. Con un gioco, invece, tu poni nelle mani del giocatore gli strumenti per costruire la storia, gli fornisci la trama, i personaggi, le ambientazioni, ma poi gli dici: "Ok, ora tocca a te". Pur con tutti i "paletti narrativi" del caso, i percorsi prestabiliti ecc... è comunque il giocatore a determinare la sequenza esatta delle azioni, delle scoperte, del progresso o delle pause. Perciò lavorare a un gioco è un po' come preparare gli ingredienti e la ricetta di un pasto che sarà il giocatore a cucinare in modo unico e personale.

      Ti ringrazio per i complimenti.

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  14. In effetti sembra una storia diversa dalle altre, sicuramente molto profonda che porta a riflettere, la trama mi ha veramente incuriosita:)

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