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Marco Volpe - Kyls’ahr, Il figlio dei cieli -


Rubrica settimanale degli scrittori 

La rubrica è puntuale come sempre, ma ci tengo a informarvi, che ad agosto si fermerà e non so quando riprenderà.

Ho in mente altre idee e seguire tutti gli autori non è semplice, senza contare il fatto, che non tutti si comportano in modo corretto. 

Biografia autore 

- Marco Volpe - 


Sono nato a Pinerolo, cittadina in provincia di Torino, nel 1984.

Sin da piccolo ho coltivato due passioni: le costruzioni e il fantasy; inseguendole ho conseguito una

laurea specialistica presso il Politecnico di Torino e, in parallelo, mi sono dedicato ai giochi di ruolo e alla

stesura della saga High Fantasy innalzata al Kyls’Ahr, il “Figlio dei Cieli”.

Continuo a scrivere e praticare la mia passione per la narrativa fantastica accanto alla carriera

imprenditoriale intrapresa, che mi ha portato a fondare una società di progettazione di prodotti sportivi,

attualmente ospitata presso l’Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino.

Il Figlio dei Cieli è il mio romanzo di esordio.

Trama 

- Kyls’ahr, Il figlio dei cieli -


La giovane Nathee, originaria di Glace, un pacifico villaggio nell'Impero di Shantia, assiste a un fenomeno mai visto prima: luminosi e potenti raggi lunari, sui Monti della Luna, innalzano improvvisamente un maestoso muro d'acqua, all'interno del quale giace, incredibilmente, un neonato. 

La donna, spaventata ma coraggiosa, preleva il piccolo e lo porta via con sé, modificando così il corso della storia. 

Da questo momento, infatti, il destino del mondo di Azura è segnato: il bambino, con un tatuaggio di luce sul viso, in grado di sprigionare una forte carica energetica dalle incalcolabili potenzialità, ha un compito importante: da lui, Paladino dei Cieli, dipende il futuro di numerose stirpi, mentre, tra magie e sortilegi di popoli leggendari, l'Oscurità cerca, con ogni mezzo, di impedirgli di compiere il suo luminoso Destino.

Spiegazione libro dell'autore


Il “KYLS’AHR”, ha una forza coinvolgente e una fluidità stilistica che cattura anche i non amanti del genere, le descrizioni dei combattimenti, degli incantesimi, delle magie, sono magistrali. inoltre, le capillari tematiche contenute nell'opera, sono fortemente attuali e completano la continuità letteraria nel contesto contemporaneo italiano.

Nel suo evolversi, la saga del Kyls’Ahr narra l’epico viaggio di Cosmo, il Figlio dei Cieli dalle gloriose ascendenze, in un Universo volto al tracollo degli Elementi e in balia delle efferatezze di Ohmega, discendente della Primordiale Tempesta Huran’us.

Nella prima opera, “Il Figlio dei Cieli”, si assiste alla creazione di Azura da parte dei quattro Elementali Primordiali, Titani nei quali s’identificano i caratteri e i desideri di Eternità, l’unica e prima Dea creatrice dell’antico Universo.

Dalla ricerca di un’identità, al volgere della luce e delle tenebre, si giunge all'unione fisica degli Elementi con cui nasce non solo Azura, ma anche un quinto Primordiale costituito di pura energia elementale: Huran’us, Il Primordiale delle Tempeste. 

A completarne l’essere, però, nel tempo è una quinta essenza: l’odio nascente e sempre più forte per i quattro Titani che, costretti al ritorno sui loro piani esistenziali, lo abbandonano al proprio destino.

Fine presentazione 


Chi ha davvero il coraggio di dire cosa ne pensa di questo romanzo?

Commenti

  1. Adoro. Bando ai complimenti e passiamo alla tortura 😂😂😂. D'obbligo la domanda sui nomi. Come sono nati? Alcuni sono semplici e di facile interpretazione, altri un po' più difficili, altri ancora improninciabili. Sembra quadi siano fatti apposta per essere un mix tra quotidiano e straordinario.

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    1. Ciao e buongiorno a tutto il blog. Grazie per l'ospitalità, è un onore essere qui a rispondere alle vostre domande.
      Dunque, veniamo subito ai nomi!
      Alcuni sì, sono volutamente complessi da pronunciare e abbastanza ricercati. Mi riferisco soprattutto a quelli delle stirpi antiche, come è quella elementale. In questo caso, molti dei loro nomi si rifanno alle antiche dinastie azteche e sumere. Questa scelta deriva dal voler dar loro quel sapore "arcaico" che tali nomi riportano nella mente del lettore. Certo è che qualcuno, nel leggerli e impararli, potrebbe storcere il naso: chiedo scusa!
      Altri nomi sono di origine anglofona. Altra scelta voluta affinché sia il nome stesso a inviare, al lettore, alcune immagini eloquenti e di facile rimando alla caratterizzazione di un personaggio o della casata cui discende.
      Infine i nomi di fantasia e i titoli onorifici legati alla lingua che ho creato. Nascono dalla musicalità che cerco in essi e dalla volontà di aumentare lo spessore che caratterizza ciascuno dei miei protagonisti.

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    2. Quindi anche tu hai inventato una lingua originale, è stato difficile?

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    3. Gettarne le basi è stato complesso, soprattutto per la musicalità che vado cercando. Una volta fatto questo è stato uno spasso!

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  2. Anche qui abbiamo la vreazione di un mondo fantastico, è stato difficile pensare a come nascesse e crearne la struttura?

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    1. Più che difficile è stato lungo.
      Il Kyls'Ahr è una saga che, come molte altre, ha origini radicate nel gioco di ruolo: non a livello di trama (non è quindi la trasposizione di un'avventura giocata) ma di mondo che la ospita.
      Ho personalmente strutturato il mondo, la creazione dell'universo da parte dell'unica dea Eternità. L'ho disegnato, l'ho coccolato, l'ho pensato in ogni minimo dettaglio. Ne ho strutturato grammaticalmente una lingua e l'ho popolato con razze completamente nuove, benché alcune si rifacciano indubbiamente a quelle del Fantasy più classico.
      Insomma, il lavoro di struttura è stato lungo e laborioso, ma ne è valsa la pena perché di quel mondo io conosco ogni sfumatura, ogni sentiero e ogni stelo d'erba.

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    2. Mi ci sto trovando con la creazione del mio mondo quindi capisco che ci vuole molto tempo. Mi piace esplorare queste nuove realtà e car finta di caminarci e viverci dentro.

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  3. Come è nata l'idea di Luce e Oscurità che si combattono? Si può dire cbe la scelta sia ovvia, c'è sempre un bene e un male in ogni cosa, due facce della stessa medaglia e trovare originalità in questo scontro usato in sovrabbondanza è sempre difficile perchè si tratta comunque di in concetto che i lettori sono abituati a trovare. Dove si trova il Tuo tratto distintivo in tutto ciò?

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    1. Luce e Oscurità sono il primevo concetto dell'equilibrio e nella mia esperienza di vita ho appreso che questo equilibrio è alla continua ricerca di sé stesso.
      Da qui nasce tutto: l'equilibrio è il tutto, ma basta un niente per stravolgerlo. Nel caso della mia saga è il rapporto amore e odio. Tutto era in equilibrio perfetto, sino a quando l'amore per la vita genera l'abbandono e l'odio di colui che è stato creato.
      L'odio richiama il male, che a sua volta si veste di oscurità perché questa altro non è che un mantello che gli piace, che gli fornisce il giusto "appeal": ma come ho detto, l'equilibrio è continuamente alla ricerca di sé stesso, quindi alle tenebre si contrappone la luce; e la luce piace alle tenebre, perché in qualche modo la cercano. Nascono così "le luminose ombre" di cui parlo.
      Il mio romanzo, in ultima analisi, narra proprio di questa ricerca di equilibrio. I personaggi ci si trovano malauguratamente in mezzo: e il lettore, volente o nolente, con loro.
      Il tratto distintivo del Kyls'Ahr, credo, sta proprio in questo concetto. L'amore, che tutto può, salvifica prima e distrugge dopo. E per il mio concetto di equilibrio, allora, pongo una domanda ai futuri lettori: l'odio, in tutto questo, potrà anch'esso essere edificante?

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    2. Non può esserci amore senza odio e se l'amore ci cambia allora perchè non dovrebbe farlo anche l'odio?

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  4. Come sono nati i tuoi personaggi? Come hai capito che erano proprio questi e fatti esattamente come li hai descritti?

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    1. I miei personaggi nascono da idee. Ciascuno porta in sé uno o più concetti chiave. Alcuni esempi:
      Nathee, colei che apre il romanzo, è l'emblema della volontà e dell'affetto genitoriale; Alaran porta con sé il concetto di sacrificio e di cambiamento; Raven la saggezza e il legame con il passato; Ohmega il male estremo, la freddezza e il rancore.
      Insomma, ciascuno si fa portatore e verbo di un'idea.
      La loro caratterizzazione, il come sono fatti e perché sono così, al contrario, deriva un po' dalle persone che mi circondano, in cui ho visto quei concetti, e un po' dalla mia fantasia.
      Mi piace perdermi nei loro dettagli, nel perché delle loro scelte. Con loro ho lunghi dialoghi interiori: e mi accorgo che il concetto di cui sono insigniti è, di fatto, il loro più grande potere.

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    2. Anche a te capita di parlare con i tuoi personaggi? Allora non sono l'unica pazza a litigare cpn le proprie creature perchè vogliono agire di testa loro.

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    3. Si, io con loro ho lunghi confronti interiori!
      Loro, per fortuna, non sono però inclini a fare di testa loro (a parte un bizzarro Nano Azzurro): sono molto disciplinati e chiedono prima il permesso!

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    4. Almeno a te riescono ad ubbidire, la maggior parte dei miei non so come fugge via dopo un po' senza avvisare e torna quando meno te lo aspetti, rare volte dandoti ragione per una scelta fatta.

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  5. Di solito tendiamo a scrivere di cose che conosciamo e padroneggiamo, cosa c'è di tuo qui? C'è qualcosa di autobiografico?

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    1. Beh, direi che nel romanzo ci sono io al completo!
      Di autobiografico vi è sicuramente il confronto della perdita dei legami affettivi e di come altri si vanno a formare con il passare del tempo.
      Non vado molto fiero di dire che io sono completamente scisso nei due protagonisti principali: il mio lato chiaro e quello oscuro, per citare l'opera di Lucas, si evincono molto nei miei testi. Ogni tanto mi chiedo come io possa scrivere certi atti brutali. Beh, sono giunto alla conclusione che il mondo che ci circonda è talmente orrido che il male, purtroppo, entra e stimola ciascuno di noi. Dobbiamo però essere i fari di noi stessi, lasciarci abbagliare dal bene che è in noi e che, fortunatamente, è preponderante.

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    2. Non tutti sono in grado di ammettere di avere un lato oscuro quindi perchè non dovresti andare fiero di questo?

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    3. Entrare in contatto con il proprio lato oscuro è il primo passo per conoscersi meglio: spesso, tuttavia, non è proprio bello scoprirsi in profondità!

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    4. Ma non è nemmeno bello pensare di non averlo e quando sono gli altri a fartelo notare è molto peggio che notarlo da solo e cercare di lavorarci sopra per migliorarsi.

      Elimina
  6. Tornando al libro, quale personaggio pensi ti appartenga di più?

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  7. Ti va di condividere un'estratto con noi?

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  8. Domanda di rito: ti senti uno scrittore?

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  9. hi ha curato la grafica della copertina?

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