Riflessioni e autocritiche sul mio racconto:
L'albero di Natale
Per ogni nuovo racconto credo sia giusto inserire anche delle riflessioni e autocritiche, servono per migliorarsi e per imparare a capire i propri errori e poiché negli anni sono arrivata a comprendere meglio il mio stile di scrittura, vorrei che anche voi faceste lo stesso, è un consiglio che vi aiuterà a migliorarvi passo per passo.
Il secondo racconto si intitola l'albero di Natale, ovviamente anche questo era destinato allo stesso concorso e il tema era sempre il Natale, ma a differenza del primo in cui avevo descritto praticamente una storia reale, in questo ho avuto l'idea di far parlare proprio l'alberello che tutti noi addobbiamo per le feste.
Mi sono chiesta:
Perché far parlare sempre personaggi umani, non può ad esempio raccontare la storia un albero dal suo punto di vista?
E così è nata un'idea che ancora oggi mi fa sorridere:
Se il piccolo pino che avete nello scantinato praticamente tutto l'anno potesse pensare e avere delle emozioni, voi come le descrivereste?
Ovviamente anche in questo racconto gli errori sono molti, lasciamo stare la grammatica, ma concentriamoci sulla logica delle frasi e l'insieme del testo.
Inizio raccontando di come l'aria è una fonte primaria di vita per tutti gli esseri viventi e fin qui niente di male, ma poi mi butto subito a capofitto nel spiegare la nuova vita dell'albero chiuso in una stanza senza la possibilità di essere nel suo habitat naturale.
Subito dopo, per creare un ordine, avrei dovuto parlare della foresta da cui era stato sradicato e del suo amico alberello di cui si prendeva cura, invece l'ho inserito in un pezzo molto più avanti e non credo sia giusto.
Quando si capisce chi è che sta narrando la storia, capiamo subito quanta sofferenza provi quel povero albero?
Secondo me no, mi sarei dovuta concentrare molto di più su quest'aspetto poiché dovrebbe determinare il carattere dell'Io narrante, ma purtroppo ancora non avevo una visione così ampia di ciò che comporta scrivere.
Altro errore che mi disturba molto, l'albero dice di non poter vedere, ma di aver i sensi molti più affinati:
Si ma quali?
Non specificare questo punto non rende l'idea di cosa davvero volevo chiarire, anche se poi più avanti l'albero fa capire di essere disturbato dal calore delle luci natalizie e dalla pesantezza delle palline decorative, non è comunque un buon modo per spiegare una situazione.
Poi c'è Thomas, il bambino di casa avrebbe dovuto fare da protagonista secondario, ma che da come l'ho descritto sembra essere una semplice comparsa e nulla più.
Non è facile renderlo tale dal punto di vista di un albero, ma sono sicura che con un po' di impegno forse qualcosa di meglio sarei riuscita a fare, certo avrei avuto bisogno anche della conoscenza di cui sono in possesso adesso.
I genitori del piccoli non erano importanti per la storia ed infatti hanno avuto un ruolo marginale, così come la menzione dei cari nonni di cui parla l'albero, ma ci sarebbero stati dettagli semplici che sicuramente avrebbero arricchito il racconto.
Il finale forse era meglio se non lo scrivevo, mi sembra palese che sia dannatamente forzato, mi chiedo cosa centra il fatto che lui speri di tornare a casa, visto che non in un solo pezzo della storia lui accenna a volerlo fare, non ha molto senso.
I sentimenti vanno spiegati così come sono, devono poi essere modificati grazie ad avvenimenti e soprattutto hanno bisogno di un movente perché ci sia crescita.
E con questo ho detto tutto, come sempre la vostra Sharon.
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